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martedì 28 febbraio 2012

L'importanza della floricoltura

Collina dirimpetto Vallebona
con ginestre e mimose in fiore

Il territorio ligure è suddiviso sostanzialmente in tre fasce: la costa, la mezza costa e l'entroterra vero e proprio. Un tempo i paesi più floridi erano quelli più interni, perché l'olivicoltura e la montagna erano fonte di vita, seppure fosse tanta la fatica. Nel dopoguerra le cose cambiarono e gli abitanti di quei paesi furono in gran parte costretti a emigrare all'estero, a trasferirsi sulla costa o a trovare impiego presso enti pubblici, come le Ferrovie dello stato, le Poste o la Provincia, in qualità di cantonieri.
Nelle zone costiere e di mezza costa, invece, quel fenomeno fu più contenuto, perché il clima mite permise di trasformare buona parte degli oliveti e dei vigneti in coltivazioni floricole, che già si erano parzialmente insediate da alcuni decenni. Lo sviluppo fu notevole e i fiori coltivati a Sanremo, per lungo tempo, rappresentavano l'80% della produzione mondiale. L'impatto sul territorio fu pesante soprattutto sulla costa, dove le serre di rose, garofani e altro ricoprivano quasi interamente le colline prospicenti il mare.
Demonizzata per le serre, per l'utilizzo dei fitofarmaci, per l'aver soppiantato le antiche colture più tradizionali, per aver costruito nelle campagne le comode abitazioni rurali (oggi all'urbano!) per svolgere l'attività, la floricoltura da anni vive una seria crisi: i prezzi non sono più remunerativi e le incertezze aumentano di ora in ora. 
Questa lunga e al tempo stesso sintetica premessa era necessaria per poter esprimere alcune considerazioni. In generale, in agricoltura l'80% degli andamenti sono da attribuirsi alla meteorologia ed è pur vero che gli squilibri del tempo che il pianeta vive si ripercuotono negativamente sull'attività, floricoltura inclusa. La crisi di sistema che stiamo attraversando, poi, di certo non aiuta e le malsane politiche di mercato contribuiscono a peggiorare la situazione. Tuttavia il clima di rigore del governo tecnico induce ad un confronto con il periodo che lo ha preceduto, perché ci stiamo rendendo conto che fino a pochi mesi fa avevamo completamente perso il senso della realtà: non si riusciva più ad essere presenti, una sorta di distrazione o distacco aveva la meglio e dominava un atteggiamento di grande dispersione. Al di là della temuta tassazione che il governo sta provando ad imporci, aleggia ora un senso di rinascita, una voglia di fare, di rimettere in riga le coltivazioni, per ridare il giusto senso alla nostra realtà. Le serre sono pressoché sparite, ridando respiro a molte zone, le colline fiorite che vediamo durante l'intero periodo invernale sono una singolare risorsa di cui noi stessi siamo i primi beneficiari: i fiori sono un dono speciale della natura e la terra è madre anche per tanti altri generi di autoconsumo. E poi ci sono parecchi giovani "grintosi" ed appassionati che hanno scelto con coraggio questa attività, organizzandosi nell'ANGA (ass. nazionale giovani agricoltori): si danno da fare, cercano soluzioni, si incontrano con gruppi similari di altre regioni per confrontarsi e far conoscere la loro realtà. 
In un momento così difficile a tutte le latitudini, è prezioso avvertire un senso di apprezzamento di quel che ci appartiene: è amore per il proprio lavoro, per la propria terra ed un freno ad uno dei mali peggiori che affligge la Liguria, ovvero la cementificazione. La fatica continua ad essere una costante così come l'incertezza, ma un pò di fiducia e di spirito costruttivo possono ancora essere elementi sostanziali per ridare impulso e sopravvivenza ad un settore che tanto beneficio ha dato, da oltre cento anni, a questa affascinante Riviera dei Fiori.


mercoledì 18 gennaio 2012

Freddo secco

"Bosco d'inverno
di Pietro Gandolfo Chiusanico (IM)

Chi svolge un'attività agricola ha una connessione pressoché continua con la meteorologia. Inevitabilmente gli andamenti delle stagioni sono monitorati in funzione delle necessità e dei processi produttivi. L'osservazione è attenta e ogni tanto si arriva a constatazioni o conclusioni che si acquisiscono solo strada facendo.

Ginestra 

Siamo nel bel mezzo della stagione floricola: protagonista la ginestra che in questo inverno di freddo secco trova il suo habitat ideale. Sono cose che si sanno, ma solo quando si esperimentano se ne ha la prova e la conferma. La maturazione è progressiva e cadenzata, il fiore è turgido e croccante, la colorazione è assunta in maniera perfetta e lo stelo assetato si rigonfia dopo aver aspirato la sua sana dose d'acqua nel secchio.
Peccato che in tutto questo bailame di perfette coordinate si debba inserire il problema commerciale, che inspiegabilmente mortifica il prezzo di un bene così particolare e laborioso, rendendo quasi vano l'operato di migliaia di persone. Nonostante l'abbondanza di luce che questo inverno ci sta offrendo, continuiamo a vivere oscurati da meccanismi di profitto che solo l'uomo sa innescare. E a chi ne è vittima rimangono ben poche chances.


giovedì 5 gennaio 2012

La mia neve

Genista monosperma - Ginestra

L'inverno dei floricoltori liguri è bianco, come quello delle zone montane in cui scende la neve, che quest'anno (tra l'altro) si fa tanto desiderare. Ma la nostra "neve" sono gli infiniti fiorellini bianchi che ornano gli steli di ginestra, l'articolo più importante commercializzato sul mercato dei fiori di Sanremo.

Piante di ginestra fiorite 

Il bianco, il profumo, la fioritura in pieno inverno, lo stupore che ingenera ogni anno per il suo adattarsi alla specifica meteorologia, gli andamenti di mercato, le aspettative... tutto contribuisce a rendere questo fiore un qualcosa di particolare e diverso da ogni altro genere coltivato.


Cieli azzurri, mare, colline, muri a secco: le piante offrono il loro prodotto in contesti ricchi ed intensi, in quel midi italiano che è la naturale continuazione di quello francese, forse solo un pò meno valorizzato. Clima mite, colori, profumi, luce... a pensarci bene è quasi un lusso vivere in posti così!


La ginestra è un "viaggio". Questa è la definizione che ne diedi anni or sono nel libro che le dedicai e che mi valse quanto riportai qui; questo è quanto ci si ritrova a esperire ogni anno quando piano piano ci si addentra nella raccolta e nella lavorazione. Sì, è un lavoro faticoso, stressante, ansiogeno, ma è anche molto bello.



Miliardi di bianchi fiorellini profumati, che chimicamente trasformiamo in altri sette colori perché così vuole il mercato; piccoli, morbidi, delicati, ma capaci di sfidare la stagione più inclemente; misconosciuti in Italia, ma ambiti dai paesi del centro e nord Europa, perché contribuiscono a render loro la vita meno grigia e fredda; preziosi in tutti i sensi, perché per i floricoltori sono una basilare fonte di sopravvivenza.


Mani che "puliscono" la ginestra

L'evoluzione nel modo di coltivare la ginestra ha reso possibile semplificare processi di lavorazione che un tempo erano molto più complessi: il lavoro a dir poco "certosino" di ripulitura degli steli dagli apici privi di fiore è pressoché superato. Si svolgeva così come lo si può notare nella fotografia e lascio immaginare quanti apici era necessario tagliare per ogni stelo...
Speriamo sopravviva a questa crisi. In fondo è una coltivazione che ogni anno rinnova la stessa passione di sempre.


Le fotografie sono state prese dall'album di Genista monosperma su Facebook



mercoledì 30 marzo 2011

Al Corso fiorito di Sanremo

Allestimento stand di Goran Guglielmi

Domenica 27 marzo si è svolto a Sanremo il Corso fiorito, con tanto di carri a concorso, la diretta a Linea Verde su RaiUno, ecc ecc. Anche i produttori floricoli potevano essere presenti con i loro fiori e così il mio giovane amico Goran Guglielmi ha pensato bene di partecipare puntando sul tema dell'Unità d'Italia, dato che la bianca ginestra può assumere, tra le altre, anche le colorazioni rossa e verde.

Goran intento alla sistemazione finale...

Oltre all'abbondante esposizione davanti allo stand di tre ricchi secchi di ginestra fiorita a rappresentare i colori della bandiera italiana, Goran aveva preparato a casa una certa quantità di mazzetti tricolori destinati alla vendita: la sua soddisfazione, oltre al ricavato, è stata quella di aver reso protagonista esclusivamente la ginestra, solitamente considerata fiore di accompagnamento ad altri fiori e di averne sentito elogiare il gradevole profumo.

Lo stand è pronto

La bandiera sulla destra è quella dell'associazione dei Giovani Agricoltori: Goran è un ragazzo partecipe sia della sua attività in senso stretto, sia di quella associativa, oltre ad essere socio della Cooperativa Agroflor di Seborga. E' curioso il fatto che la varietà di ginestra da lui utilizzata è chela de Natalì (quella di Natalì), ovvero una specie selezionata da suo bisnonno, affermatasi ai tempi che furono per la particolarità di assumere molto bene la colorazione rossa.

Come lo capisco...

In quei mazzetti così curati e perfetti c'è tutto l'amore e la passione che un amante della ginestra possa esprimere: col passare degli anni l'enfasi diminuisce, ma anch'io, che nutro la stessa passione, ho portato iniziative in ogni dove, soprattutto a Genova, con lo stesso spirito con cui vedo muoversi lui oggi...

Sapone artigianale realizzato da Goran

Naturalmente aveva diritto ad un pò di spazio anche il sapone artigianale da Goran stesso prodotto, di cui avevo parlato qui ed approfitto nuovamente per consigliarlo perchè è veramente incredibile. Quando vedo sorgere come funghi i negozi "ipersoap" penso sogghignando che la sintesi di tutta quella chimica sta nel semplice e naturale sapone di Goran!

Et enfin!

Insomma: è stato bravo. In questa terra di liguri un pò zoticoni, che male si adoperano per esporsi a mostrare e promuovere il frutto del loro lavoro, questo ragazzo ci ha rappresentati, da solo: alle sue spalle almeno 3.000 aziende producono ginestra e là, nella kermesse dei fiori, nella città dei fiori, c'era solo lui...
Con un pò (tanta) di vergogna, ti ringraziamo.


giovedì 24 marzo 2011

Fiori miei

Annaffiare le margherite
Foto di Angelo Freni

Io non so se il passato, in quanto tale, abbia insita la poesia. Vero è che certe immagini suscitano d'acchito l'espressione "che bella..."
Non so neanche se sia un uomo o una donna, ma non importa: chi ha trascorso (e trascorre) le giornate estive nelle fasce ad annaffiare (aigà) vede e sente in questa foto tutte le emozioni che essa racchiude. Dispiacere di non poter andare al mare, caldo, noia, attenzione a non rovinare le buche facendo fuoriuscire l'acqua, pazienza, senso del dovere, osservazione, pensieri, sguardo libero di spaziare, libertà di sentirsi nello spazio aperto, abiti sempre comodi, desiderio di finire presto per andarsi a tuffare nel mare, lì a due passi...
Tuttavia vederla oggi, sapendo che è un lavoro pressoché desueto per chi ha gli impianti irrigui, l'immagine assume già connotazioni di "memoria". Un tempo andato, lento, solare, arioso, pulito; autonomia, speranza nel raccolto, mercato, denaro, sopravvivenza e qualche soldo destinato al risparmio.
Per tutto ciò allora oggi io dico: bei tempi.


domenica 30 gennaio 2011

Trattasi di un meno 30%

Raccolta di garofani (anni Trenta)

La Riviera dei Fiori è tale grazie alla Floricoltura, che da oltre cent'anni è diventata l'economia agricola principale dell'estremo ponente ligure. "I fiori di Sanremo"... una dicitura molto diffusa e molto famosa, almeno fino a quando il commercio mondiale di fiori era per l'80% proveniente da tale zona.

Mercato dei fiori di Via Garibaldi a Sanremo
(anni Sessanta-Settanta)

Quella percentuale non è che un ricordo: oggi Sanremo partecipa alla commercializzazione floricola con un misero 3% di produzione rispetto alla produzione mondiale... Trattasi del declino di un'economia che, per quanto criticata per l'impatto sul paesaggio, ha comunque permesso agli abitanti del posto e a molti immigrati un insediamento ed una garanzia di sopravvivenza.

Idem come sopra

Il Mercato dei Fiori di Sanremo, di cui parlai qui, era un mondo molto vivo. I produttori raggiungevano con il loro prodotto la struttura sita in Via Garibaldi ed erano migliaia: si alzavano al mattino molto presto e alle 4 erano già sul plateatico per offrire la loro merce ai commercianti.
Solo a pensarci mi vengono i brividi: quale realtà si è eclissata nel giro di pochi decenni...

Idem come sopra

Ma il titolo del post rimanda ad una ulteriore constatazione: l'anno floricolo, che coincide casualmente con l'anno scolastico, ci sta dando pessime indicazioni, scardinando quell'illusorio principio contadino che ripone nella speranza dell'annata successiva il miglioramento degli andamenti dell'annata precedente. Già lo scorso anno i conti ci dicono che mediamente stiamo incassando il 30% in meno delle annate medie degli ultimi 10 anni, il che la dice lunga sulla paura e la demoralizzazione, percentuale che, peraltro, pare sia allineata ai cali registrati dalle aziende in molti altri settori. Le quantità ci sono, la cura delle produzioni pure, ma sono i prezzi che mancano, quei prezzi che ci garantivano la sopravvivenza.
Come molte altre categorie, siamo inguaiati anche noi.

Le fotografie appartengono all'archivio dell'ex Istituto Sperimentale per la Floricoltura di Sanremo, ora CRA-FSO.


lunedì 19 luglio 2010

La Vecchia Distilleria

Se nel corso degli ultimi 150 anni c'è stato qualcosa che ha reso "famosa" Vallebona, è la coltivazione del Fior d'arancio amaro, a sciùra de sitrùn, da cui veniva estratta l'essenza utilizzata in profumeria, farmacia e pasticceria e l'acqua di fior d'arancio, l'aiga de sitrùn, utilizzata soprattutto per preparare e condire le bugie, dolce tipico di Vallebona e del circondario.

Sabato 17 luglio 2010 è stato inaugurato il piccolo atelier "Aiga de Luxe" di Pietro Guglielmi (1981) a Vallebona, in Piazza della Libertà, che vende prodotti derivanti dalla distillazione.
La Vecchia Distilleria di Castelan, dopo svariati decenni, ha ripreso la sua attività, che era iniziata nel lontano 1856.
Pietro discende dalla famiglia Guglielmi Bernardo fu Pietro, che produceva, commercializzava e distillava il pregiato Fior d'arancio: ancora oggi "aiga de sitrùn e Vallebona" sono un binomio indissolubile.
Un esempio di "ritorno" agli antichi mestieri, che furono abbandonati per il sopravvento dell'essenza di sintesi, tale da rendere anti-economica quella produzione.
Oggigiorno, però, il tentativo di Pietro affronta la realtà in modo diversificato, ovvero proponendo una piccola e autentica produzione ed un'esposizione e vendita finalizzata al turismo che elegge Vallebona al suo antico ruolo.
Oltre all'essenza e all'acqua di fior d'arancio, Pietro distilla rosmarino, eucaliptus, timo, lavanda e l'acqua di rose; i suoi prodotti, ottenuti con attenti processi e selezione accurata della materia prima che deriva da coltivazione biologica, garantiscono una serie di prodotti di alta qualità artigianale.
Ogni sabato e domenica è possibile visitare il suo atelier ed inbriarsi di profumi frutto della sua tenacia e della sua intraprendenza.
Per noi ex produttori quel profumo è inevitabilemnte un viaggio a ritroso nel tempo...

sabato 26 giugno 2010

Dall'Appennino tosco-emiliano alla Riviera di Ponente

Copertina del volumetto dedicato ai cestai

Giovedì 24 giugno 2010, al Museo Borea d'Olmo di Sanremo, è stata inaugurata una mostra dedicata ai cestai, ovvero a quegli artigiani che per circa un secolo hanno prodotto i contenitori di canna spaccata per l'imballaggio e la spedizione dei fiori all'estero.
La mostra durerà fino all'11 luglio.

Cesti di canna spaccata

In questa lavorazione si distinsero persone che provenivano dall'Appennino tosco-emiliano, ovvero dai paesi limitrofi a Porretta Terme, in primis Badi e Suviana. Emigrarono in Francia e poi approdarono in Riviera per dedicarsi a questa attività, in cui si rivelarono abili grazie alla tradizione dei loro vecchi che durante l'inverno erano soliti costruire ceste e cestini di ogni taglia utilizzando i vimini.

Mercato dei fiori di Sanremo negli anni Cinquanta

L'apice dell'attività dei cestai fu raggiunta tra gli anni Trenta e la metà degli anni Sessanta: nonostante la scarsa documentazione, ci sono dati che permettono di affermare che in alcune annate la produzione dei cesti abbia toccato gli 800.000-1.000.000 di pezzi. Le foto di questo tabellone, d'altronde, sono una testimonianza della portata che aveva la produzione dei fiori nella Riviera di Ponente che, all'epoca, rappresentava l'80% della produzione mondiale di fiori: oggi 2,5%...


Attrezzi per la lavorazione: lo sfogliacanne e le cesoie

Le canne provenivano via mare prevalentemente dalla Sardegna e dalla Francia e subivano una lavorazione non indifferente, tra cui la sfogliatura e la spaccatura, eseguita con lo spacchino, raffigurato nella foto successiva.

Cesoie e spacchino

E' un'importante storia, quella dei cestai. E' una storia di emigrazione, di gente costretta a lasciare la propria terra per sfamarsi, come tutte le storie di emigrazione. Hanno fatto una vita incredibile: lavoravano un sacco di ore, nel bagnato, al freddo, con le mani continuamente tagliuzzate dalle canne spaccate e con ferite che faticavano a rimarginarsi; hanno fatto dei sacrifici enormi.

Gruppo di lavoranti

In seno a quel popolo di cestai arrivato in Liguria da oltre 400 km di distanza, c'era mia mamma.
"Io facevo i fondi" mi racconta, "erano i più facili. Avere un paio di guanti di lana senza le dita era l'unica cosa cui potessimo ambire per riparaci dal freddo e dai tagli e dalle schegge delle canne..."

Corba e cesti

I cestai producevano anche le corbe con le liste di castagno, tipico contenitoro usato dai produttori per portare i fiori al mercato. Erano resistenti, capienti e soprattutto permettevano ai fiori di non rovinarsi. Sui fianchi riportavano a grandi caratteri il nome del proprietario da un lato e dell'altro, talvolta, il nome del paese.

Lavorazione per le corbe

Inevitabilmente, quando si tocca questo argomento, mi assale una forte commozione: ero alla mostra e... piangevo senza capire bene perchè questo argomento mi provochi tale reazione. Sono grata a tutti coloro che hanno pensato, collaborato e realizzato quest'opuscolo, perchè è un tassello sostanziale della nostra storia locale.
Questa gente umile, laboriosa, disposta a qualsiasi sacrificio ha lasciato un segno tangibile, ora debitamente documentato. Poi l'avvento del cartone e della plastica hanno messo fine al loro operare.
Rimane la loro storia, la loro integrazione con i Liguri e noi, i loro figli.

giovedì 6 maggio 2010

La Stazione Sperimentale per la Floricoltura di Sanremo

La marmorea scritta all'entrata
della Stazione Sperimentale per la Floricoltura
di Sanremo

Il 25 Gennaio 1925 con Regio Decreto n. 129 nasce in Italia il primo Ente che si occupa esclusivamente di floricoltura e prende il nome di Stazione Sperimentale per la Floricoltura “Orazio Raimondo” dal nome di un emerito cittadino di Sanremo, sindaco socialista e famoso avvocato penalista (processo Contessa Tiepolo a Venezia) che in morte aveva legato la sua proprietà al futuro ente, che si sarebbe occupato dello sviluppo della floricoltura: erano gli albori della floricoltura industriale. Morì a soli 45 anni nel 1920 e non vide nascere la Stazione, il cui decreto diede la fama a Sanremo di “Città dei fiori”.

Nel tempo assunse la denominazione di "Istituto Sperimentale per la Floricoltura".


Villa bel Respiro - sede dell'Istituto

Nel 1953 la Stazione si dota anche di una sede con la donazione da parte dell’Amministrazione Aiuti Internazionali della Villa Bel Respiro con il giardino adiacente. Negli anni precedenti la Sede era nella Villa Meridiana, la residenza del prof. Mario Calvino, con 300 metri di giardino adibito alla ricerca. Dagli originari 5.000 metri quadati di terreno, oggi la Stazione vanta 3 ettari di proprietà.


Mario Calvino, emerito agronomo sanremese
e padre dello scrittore Italo Calvino

Mario Calvino nasce a Sanremo il 26 Marzo 1875, si laurea a Pisa in Scienze Agrarie nel 1899 diventando più tardi libero docente della stessa disciplina. Nel 1901 è nominato Direttore della Cattedra ambulante di Porto Maurizio, Imperia, Olivicola e Orticola.

Nel 1909 si reca in Messico e in altre zone del Centro America per svolgere attività di ricerca e sviluppo delle agricolture locali insieme a Eva Mameli, una studiosa di botanica, valida e insostituibile collaboratrice, che diventerà sua moglie.
Nel 1917 sono entrambi a Cuba, a Santiago de las Vegas dove svolgono la loro attività di ricerca agronomica presso la locale Stazione Sperimentale. Nel 1923 nasce il figlio Italo.

In seguito si trasferiscono nel sud-est dell’isola, quando Calvino riceve l’incarico di fondare una stazione sperimentale per lo studio della canna da zucchero da parte di una ditta locale.

Molteplici sono i loro studi nel campo fisico e biologico ma mai disgiunti dall’applicazione pratica: Mario Calvino era convinto, infatti, che il miglioramento delle attività agricole avrebbe contribuito notevolmente al progredire delle condizioni sociali ed umane dei popoli.

La meravigliosa Villa Bel Respiro
in corso Inglesi a Sanremo


I suoi numerosi viaggi all’estero gli permettono intanto di perseguire un’attenta opera di ricerca di piante adatte ad essere impiantate nel particolare clima di Sanremo, i cui semi vengono selezionati e spediti con regolarità alla Stazione “Orazio Raimondo”.

Dopo il suo rientro in Italia nel 1925 come Direttore della Stazione Sperimentale di Floricoltura “Orazio Raimondo” sviluppa la coltivazione della Sterlitzia reginae.



Calvino è stato un grande divulgatore della floricoltura, egli aveva intravisto lo sviluppo che avrebbe assunto la coltivazione dei fiori, ma soprattutto, grazie ai suoi contatti, Calvino compie una grande opera di introduzione di germoplasma subtropicale, anche australiano. Emerge così la sua grande opera di promotore dell’evoluzione genetica floricola: fu infatti il primo ad inculcare ufficialmente ai coltivatori la convenienza di occuparsi di ibridazione e selezione.



L'ingresso della Villa
e il busto dedicato a Mario Calvino


Nell’Aprile 1926 sulla rivista “Costa azzurra” Calvino scriveva:
unica nel mondo è la nostra Riviera con le sue ricchissime coltivazioni, il suo sistema di irrigazione, i suoi terrazzi, l’intensità della sua agricoltura speciale, basato sulla piccola proprietà e su specie e varietà di piante poco comuni, tanto che appena mezzo metro quadrato di terreno sostenuto da un muro alto tre metri ed esposto bene al sole, un luogo riparato dai venti del nord, si è arrivati ad ottenere, coltivando una pianta di Strelitzia Reginae Banrs, 400 lire di fiori in un solo inverno”. Bei tempi, aggiungo io...


La Biblioteca all'interno della villa,
un "piccolo mondo antico"

Oggigiorno l'Istituto Sperimentale per la Floricoltura si chiama CRA-FSO ovvero: Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura e Unità di Ricerca per la Floricoltura e le Specie Ornamentali... Un sigla impossibile! Non c'è più poesia, a questo mondo...

sabato 3 aprile 2010

Uova... profumate

Uova di Pasqua pensate e realizzate da Goran Guglielmi

Solitamente il produttore ha l'attitudine a relazionarsi col proprio prodotto senza andare tanto per il sottile: la quantità di merce da maneggiare è tanta e spesso non è facile pensare come venga utilizzata o destinata ai consumatori.
Si sa che la ginestra accompagna fiori a stelo nudo, tipo il tulipano o il ranuncolo, o è presente nelle varie tipologie di bouquet creati con la fantasia dei fioristi.

Ginestra in colorazione azzurra

Ma Goran, giovane produttore e grande appassionato di questo fiore, ha sperimentato questo utilizzo: ha preso delle uova sode, della termocolla ed ha rivestito le uova di fiorellini di ginestra nelle varie colorazioni.

Ginestra in colorazione arancione

Il risultato è bello: i colori sono allegri e le uova... profumate, ma più che altro è originale la creazione, che nessuno fino ad ora aveva mai pensato di realizzare.

Ginestra bianca, suo colore naturale

Mentre si lavora càpita spesso di scervellarsi per trovare delle idee che possano far veicolare questo articolo con maggiore interesse. In realtà, viste le ingenti quantità prodotte nel distretto di Sanremo, la ginestra si presume sia abbastanza conosciuta, o per lo meno copra una sostanziale fetta di mercato.
Il Paese in cui è meno nota, tuttavia, è l'Italia, mentre nel centro e nord Europa è da più di mezzo secolo un articolo di largo consumo ed interesse.

Ginestra in colorazione rossa

Pensando all'andamento negativo di questa stagione, sono arrivata alla conclusione che le cause possano essere sostanzialmente due: la crisi economica che investe tutti i paesi sviluppati e il fatto che il mercato di questo fiore sia quasi totalmente in mano agli Olandesi, i quali si possono permettere di fare il bello e il cattivo tempo sulla nostra pelle, visto che a loro interessa soltanto massimizzare i profitti.

Ginestra in colorazione verde

Comunque Goran ha avuto una bella idea ed avendola pubblicata su facebook mi auguro che la rete di fioristi e fiorai con cui è collegato possano adottarla...

Ginestra in colorazione gialla

Infine, Buona Pasqua a tutti voi con le uova... profumate!

domenica 28 marzo 2010

Verso la fine

Ginestra in colorazione lilla

Siamo giunti alla volata finale: la stagione della ginestra sta per concludersi e il bilancio dell'annata è negativo. Solitamente il freddo è proprizio per la vendita dei fiori, ma quest'inverno abbiamo assistito a dei fenomeni commerciali assai anomali: il prodotto era poco e i prezzi contenuti, cosa che non si era mai verificata e che pone seri interrogativi.

Molto probabilmente la crisi economica che investe un pò tutti i paesi è la causa di questi andamenti e continuare ad operare in questa incertezza è assai gravoso: si investe denaro e tempo e si rischia di lavorare per 4-5 mesi senza un equilibrato ritorno, considerando che parte del raccolto deriva da produzioni biennali e non annue.
Non è la solita solfa del contadino insoddisfatto, ma una problematica reale che demoralizza anche psicologicamente, sottraendo energie e fiducia nella propria attività, visti anche la notevole fatica e lo stress.
Anche noi, come molte altre categorie, siamo nelle curve.

mercoledì 3 marzo 2010

La febbre gialla

Tipico mazzetto di mimosa

Eh sì, quel mazzetto tanto gradito ed apprezzato l'8 marzo da milioni di donne merita un post per svelare quale iter occorre affinché giunga a destinazione.

L'arrivo dalla raccolta

E' la settimana "caliente": nell'arco di pochi giorni e forzando la maturazione a causa del freddo che l'ha ritardata, noi floricoltori siamo in grande affanno per produrre la mimosa destinata alla Giornata della Donna.

Eleonora, la cubana, trasferisce il raccolto in magazzino

Alcune immagini le ho scattate qua e là, tanto tutto il paese (e non solo) è dedito a questa "stressante" produzione: solitamente il lavoro si svolge nell'arco di un mese, quest'anno in soli dieci giorni.

Nel magazzino 

Alé, tutti all'opera: chi sfoglia e prepara i rami di misura, chi confeziona i mazzi da 500 grammi, compito cui è dedita, nella mia famiglia, solitamente mia sorella.

Vecchi instancabili

La lavorazione della mimosa è abbastanza semplice e coinvolge proprio tutti: vecchi, giovani, lavoranti nel pieno delle forze e bambini, che solitamente fanno il "passamano" dei mazzi confezionati per imballarli negli appositi cartoni.
Nicolò osserva quella strana pallina gialla...

Anche Niki partecipa al passamano e, nella pausa, scruta quel soffice fiorellino peloso: "...ma cosa sarà mai questa robina qua..."

Lavorazione a mazzetti da 25 grammi

L'unico ruolo che assolvo è quello del confezionamento dei mazzetti: la mimosa è bella, ma io sono appassionata alla ginestra e, se posso, evito la "febbre gialla", perchè è stressante, massacrante e mi rende nervosa.
Consegna di mimosa a mazzi non incartonata

In effetti lo spettacolo legato a questo periodo è affascinante: riesce a stupire e a colpire anche noi che lo viviamo ogni anno e che, come ho già detto, ci stanca oltre misura.

Consegna nei cartoni da 3 kg

La cooperativa di cui sono socia, ovvero la Nuova Floricoltura, è il polo che commercializza più mimosa del Mercato dei fiori di Sanremo: alcune decine di migliaia di questi cartoni trovano stivaggio in ampi frgoriferi che permettono una perfetta conservazione del prodotto, mantenendo la temperatura tra lo zero e i due gradi.

Elyas e Nicolò in attesa del proprio turno di consegna

Per i bambini tutto è interessante: salire e scendere dall'ape, osservare l'afflusso dei vari soci che conferiscono il loro prodotto, aspettare di porgere i cartoni ai magazzinieri...

Il controllo di qualità: Dario, siamo nelle tue mani!

Di ogni partita conferita, un cartone a caso viene aperto e sottoposto al controllo di qualità: in base al prodotto in esso contenuto si avrà l'attribuzione della qualifica, che ovviamente si risolve in una differenza di prezzo. Quest'anno siamo nell'eccellenza.


A voi...