Dolceacqua (Im) - Dussaiga
"Se si incontra qualcuno di Dolceacqua lontano dal suo paese, magari a Parigi o in Germania, egli ne parla con tale fervore che il suono della sua voce già languido e cadenzato si scioglie in un gorgoglio che gli si strozza nella gola. L'emozione è forte, troppo forte. Sarà il ricordo del castello, del torrente, del ponte medioevale, del quartiere detto Terra, forse in opposizione alle rocce che lo sovrastano e all'acqua che scorre ai suoi piedi. E' un paese in crescita nella memoria. Monet diceva che dipingerlo era difficile, ci volevano diaspri e pietre preziose. La luce vi scende obliqua e netta, la luce rimbalza sui tetti, gli ulivi, l'acqua.
L'ho visto una sera nel giuoco delle sue colline. Calavo per la strada dell'Addolorata. Saliva dal mare un celeste arioso e l'ombra era viola sotto gli ulivi; si profilava sul crinale che va ad Alpicella la chiesa di San Gregorio. Si formavano abissi nell'aria e i valloni erano pieni di dolcezza, un magaglio dimenticato sulla sponda di una terrazza sembrava sacro.
Le terrazze della collina, anzi delle colline, non finivano mai di salire, ora più ampie, ora più strette, a volte distese a golfo, a volte acuminate. E' un'ascesa fatta di ulivi e vigne, mescolata a un cielo che è già di Provenza.
Sotto quel cielo che lo ravviva, il paese ha un tono antico, un velo, una polvere di secoli. Bisogna andare cauti nel toccarlo. Basta uno squarcio ed è finita."
Francesco Biamonti, Dolceacqua, da Scritti e parlati, G. Einaudi editore, Torino 2008, pag. 155
2 commenti:
Le parole di Francesco Biamonti, nel descrivere Dolceacqua sono bellissime... E' vero, questo borgo ha un fascino unico al mondo, noi che abbiamo sempre vissuto da queste parti ci abbiamo in un certo senso fatto l'abitudine, ma ad uno straniero che se lo vede davanti per la prima volta, quel suggestivo paesaggio, con quel ponte a schiena d'asino e il castello sullo sfondo, toglie il fiato!
E' così, per chi conosce e ama Dolceacqua. Ma mettere per iscritto tali emozioni é impresa da artista!
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