Nell'ambito degli appuntamenti dell'ottava edizione degli Itinerari di letteratura organizzati dall'Associazione Amici di Francesco Biamonti, si è svolta ieri a San Biagio della Cima la presentazione del libro Romanzo mondo. La letteratura nel villaggio globale di Vittorio Coletti.
La prima parte di questa riflessione (è così che la definisce l'autore stesso) ha carattere storico descrittivo e mette in evidenza come i grandi romanzi del passato, saldamente radicati nel territorio e nella lingua locale, avessero la grande capacità di attrarre un pubblico internazionale: il forte radicamento al luogo in cui era ambientato il romanzo apriva tuttavia ai temi di valore universale.
Nella seconda parte l'attenzione è rivolta all'oggi, seguendo un'evoluzione lunga e complessa, difficile da articolare. Coletti non esita ad affermare che l'aspetto geografico si è molto indebolito, i luoghi diventano ibridi, dando vita ad un fenomeno che definisce di trans-nazionalità: paese di origine e di destinazione diventano la stessa cosa.
Secondo quanto scrive l'autore nella premessa, "mondo" sta per quei romanzi e per quegli autori del Novecento e contemporanei che sono stati, in un primo tempo, percepiti come non appartenenti ad una cultura nazionale specifica e quindi ricevibili da tutte le culture: opere molto traducibili che ambiscono al mercato [...]. Questo non significa che sia solo letteratura di consumo, anche se quella destinata al consumo mondiale ne è l'espressione più immediata, semplice e percepibile [...].
Nonostante la forte tendenza alla globalizzazione intesa come allineamento di culture ed economie, continuano ad esserci le differenze tra un posto e l'altro, tra una lingua e l'altra, tra le persone, le tradizioni, i mercati: i romanzi, oggi, raccontano la storia del mondo culturalmente unificato, per denunciarne il prezzo altissimo, le insostenibili contraddizioni e i dolori nuovi che comporta.
Raccontare il mondo, dunque, che diventa unico a caro prezzo.
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