Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
Eugenio Montale (1896 - 1981)
3 commenti:
...perché ossessionati dal caldo e dai vari stress, abbiamo completamente perso la presenza della natura fine a se stessa e nella nostra vita...
Non è detto...
Beh, però un attimo fa, in primavera, era un'altra cosa, anche nei nostri pensieri.
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